Correggio pittore:
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Si propongono qui alcuni tra i più rilevanti documenti che possediamo sulla carriera artistica di Antonio Allegri. I testi latini sono accompagnati dalla traduzione italiana; si sono normalizzate la punteggiatura e l’uso di maiuscole e minuscole, adeguandoli all’uso moderno; si sono sciolte inoltre le abbreviazioni, e si è distinto u da v.
Pala per la chiesa del convento dei frati minori di San Francesco a Correggio
Contratto tra Antonio Allegri e Girolamo Cattani, responsabile dei beni della chiesa (30 agosto 1514). Si tratta di un documento fondamentale, in quanto per la prima volta riusciamo ad ancorare a una data e a una circostanza precise un’opera di Correggio. A partire dal fatto che nel contratto è citato il padre (prova che il pittore viveva ancora in famiglia), ma non il giudice (come sarebbe stato necessario se fosse stato un minore), gli studiosi ritengono che in quel momento Antonio avesse almeno 25 anni (la maggiore età secondo gli Statuti del luogo). La data di nascita non deve essere perciò il 1494 come si è creduto per molto tempo, ma il 1489 circa.
Pungileoni 1818, II, p. 67; C. Ricci, in “Rassegna d’Arte”, 1917, p. 65; Gould 1976, p. 175; Monducci 2004, pp. 47-48; Pratissoli 2015, pp. 38-39.
Ant(oniu)s filius P(e)r(e)g(ri)ni d(e) Alegris ibi p(raese)ns p(er) se et c(um) c(on)sensu eius p(at)ris p(raese)ntis et c(on)sensu(m) da(n)tis et p(rae)sta(n)tis p(ro)missit et so(lemni)t(e)r c(on)venit ven(erabi)li viro f(rat)ri Hyeronymo d(e) Catanijs custodi S(anc)ti Franci(sci) de Corrigia ordinis fr(atru)m minor(um) et s(er) An(toni)o Zuch(ard)o et s(er) Thoma et Joanes d(e) Affarusijs sindicis dicti c(on)ve(n)tus et dicto s(er) Anto(nio) ut executori et fideicomissario q(uon)d(am) Quirini d(e) Zuchardis p(raese)ntib(u)s et stip(ulan)tib(u)s no(m)i(n)e dicti c(on)ve(n)tus etc. se facer(e) et pinger(e) ac c(on)struer(e) anchona(m) una(m) valoris et extimationis ducator(um) centu(m) et plus etc. detractis lignamine et factura dicti lignaminis dicte anchone qua(m) cu(m) lignamine dictus custos et sindici tenea(n)t(u)r suis somptibs facer(e) et seu fieri facer(e) et hoc fecit dictus Ant(oniu)s q(ui)a dictus custos p(ro)missit et so(lemni)t(e)r c(on)venit dare et exbursar(e) dicto Anto(nio) p(raese)nti et stip(ulan)ti p(er) se etc. ducatos q(ui)nquaginta complecta ip(s)a anchona et cu(m) ip(s)e Ant(oniu)s ip(s)am anchonam valoris ut s(upr)a pi(n)xerit et c(um)pleverit, et q(ui)a et(iam) dictus custos dedit et actu(aliter) nu(m)erauit dicto Anto(nio) p(raese)nte et ad se trahe(n)ti in pecu(niam) nu(m)erat(m) ducatos q(ui)nquaginta in p(raese)ntia mei not(ari)i et testiu(m) infras(crip)t(orum) (…).
(…) insup(er) iuraverunt v(ideli)z(et) d(i)c(tu)s custos sup(er) pectus suu(m) et dictus Ant(oniu)s tactis Script(uris) (…) quib(us) o(mni)b(us) et sing(u)lis ad insta(n)tiam Ant(oni)i (…).
Actu(m) in burgo v(ete)ri t(e)rr(ae) Corrigie et in camera cub(iculari) dicti s(er) Ant(oni)i ad terrenu(m), p(raese)ntib(us) B(ar)t(olomeo) q(uon)d(am) Prosperi d(e) Rubeis d(e) villa Vi(ci) districtu Corrigie, B(er)nar(din)o q(uon)d(am) Angelli Sogarij et eius filio, P(e)r(e)g(ri)no d(e) Nig(ri)solis, o(mn)ib(us) d(e) Corrigia test(i)b(us), et ego B(ar)t(olomeu)s Zuch(ardu)s not(ariu)s rogat(u)s fui et scripsi.
Antonio, figlio di Pellegrino Allegri qui presente (…), col consenso del padre a sua volta presente, il quale dà e concede il suo assenso, promise e solennemente si accordò con il venerabile fra Girolamo Cattania, responsabile dei beni di San Francesco a Correggio, dell’ordine dei frati Minori, e con ser Antonio Zuccardi e con ser Tomaso di Giovanni Affarosi, sindaci del citato convento, e con Antonio, esecutore e fedecommissario dello scomparso Quirino Zuccardi, tutti presenti e stipulanti in nome del citato convento, di eseguire, dipingere e costruire una ancona del valore e della stima di 100 ducati; in più, [si accordarono] che vada escluso il legname e vada esclusa la lavorazione della struttura lignea dell’ancona: parti che il custode e i sindaci saranno tenuti a eseguire o a far eseguire a proprie spese e così fu d’accordo il soprascritto Antonio [Zuccardi], poiché il sopracitato custode promise e solennemente accettò di dare ad Antonio, qui presente e stipulante, 50 ducati, una volta conclusa la stessa ancona, e quando lo stesso Antonio avrà dipinto e completato la stessa ancona del valore come sopra.
E il sopracitato custode contò e diede al presente Antonio che li ricevette in denaro contato 50 ducati alla presenza mia in quanto notaio e dei testimoni sopraccitati. (…) I sopraddetti giurarono, precisamente il custode sul proprio petto e il citato Antonio toccando le Scritture (…) il tutto e i dettagli a istanza del citato Antonio [Zuccardi] (…).
In Borgovecchio a Correggio, nello studio [in camera cubiculari] del citato ser Antonio [Zuccardi], a piano terra, alla presenza di Bartolomeo del fu Prospero Rossi di villa Vico, distretto di Correggio, Bernardino del fu Angelo Sogari e suo figlio, Pellegrino Nigrisoli, tutti di Correggio.
Ed io, Bartolomeo Zuccardi notaio ho rogato e ho scritto [questo atto].
Portelle d’organo della chiesa del monastero benedettino di San Benedetto Po
Accordi tra Antonio Allegri e le autorità del monastero (8 settembre 1514)
Gould 1976, p. 176; Monducci 2004, p. 46.
[Maestro Antonio, figlio di maestro Pellegrino Allegri, pittore, residente nel territorio di Correggio, ha preso accordi con il reverendo don Benedetto da Cremona, sacrista del monastero [il sacerdote addetto alla cura della sagrestia], affinché il citato maestro si impegni a dipingere le portelle dell’organo e la base del medesimo organo con l’obbligo di ottenere un giudizio ufficiale di approvazione [in laudum probacionis in solido] per il compenso di 50 ducati.
Il lavoro andrà concluso entro la Pasqua di Resurrezione. (…)].
Madonna di Albinea
Lettera di Giovanni Guidotti di Roncopò, arciprete di Albinea, ad Alessandro Malaguzzi sull’avanzamento del lavoro di Antonio Allegri per la pala d’altare destinata alla chiesa (12 maggio 1517). Nella lettera si cita anche un dipinto raffigurante una Maddalena.
A. Venturi, in “Archivio Storico dell’Arte”, 1, 1888, p. 90; Gould 1976, p. 176; Monducci 2004, pp. 71-72.
Egregio viro ac majori colendo Alexandro de Malagucijs [All’egregio e stimatissimo Alessandro Malaguzzi]
Egregie ac major cole(n)de [egregio e stimatissimo] mes(ser) Alexa(n)dre ve (pre)go ch(e) p(er) mio amore ch(e) scrivate una littera a quello majstro de l’anchona ch(e) p(er) più dureza sel pò ch(e) la faza seg(on)do me dicisseve a mj, sel no(n) è ta(n)to i(n)anze ch(e) no(n) la possa lasa(r)la; quella, se ge ha dato p(ri)ncipio, la Madalena ge la ma(n)dara. Se ha adrizare a m(aestro) Antonio fiolo de Pelegrin de Alegri da Coreza. No(n) altro a voj me recoma(n)do, 1517 die 12 maj.
Jouanes Albines archip(res)b(ite)r ve(ster) [vostro Giovanni, arciprete di Albinea].
Adorazione dei pastori (La Notte)
Contratto tra Alberto Pratonieri e Antonio Allegri, primo acconto e ricevuta (14 ottobre 1522). Il dipinto era destinato alla cappella della famiglia nella navata destra di San Prospero a Reggio Emilia (dove tuttora rimane la grande cornice che ospitava la tavola). L’accordo viene preso a partire dal disegno che il pittore aveva proposto al committente.
Gould 1976, pp. 182-183; Monducci 2004, p. 161.
P(er) questa notta di man mia jo Alb(er)to Pratonero faccio fede a ciascuno come io p(ro)metto di dare a m(aest)ro Ant(oni)o da Coreggio pittor libre duce(n)to otti di moneta uecchia reggiana et q(ue)sto p(er) pagam(en)to d’una tavola ch(e) mi p(ro)mette di fare i(n) tutta excelle(n)tia, dove sia depinto la Natività d(e)l S(igno)re n(ost)ro co(n) le figure attine(n)ti secondo le misure et grandezza ch(e) cappeno [si vedono] nel disegno ch(e) m’ha puort(o) esso m(aest)ro Ant(oni)o di man sua. In Reggio alli XIIII di ott(obre) MDXXII. Al p(redetto) giorno gli co(n)tai parte di pagam(en)to libre quara(n)ta di moneta uecchia.
Et io Antonio Lieto da Correggia mi chiamo haver receputto al dì et milesimo soprascritto qua(n)to è soprascritto et in segno di ciò questo ho scritto di mia mano.
Affreschi in San Giovanni Evangelista a Parma
Ricevuta di Antonio Allegri per i dipinti eseguiti nella chiesa (23 gennaio 1524)
Pungileoni 1818, II, p. 169; Gould 1976, p. 181; Monducci 2004, p. 103.
Die [giorno] 23 de zenaro 1524.
Io Antonio Lieto da Cor(r)eggio pictore ho receputo a dì soprascritto da do(n) Zoa(n) Ma(ria) da Parma, monaco et cellerario dil monasterio de S. Ioan(n)e Eva(n)gelista de Parma, ducati 27 de oro in oro largi in moneta a nome dil ditto mon(asteri)o et sono per integro pagame(n)to et resto de la mercede mia de la pictura fatta in ditta chiesa et così mi chiamo contento et sastifatto [sic] et integrame(n)te pagato, presente do(n) Honorio monaco in ditto monasterio, et in fede de ciò ho scritto la presente de propria mano.
Antonius manu propria.
Affreschi della cupola del duomo di Parma
Nota di Antonio Allegri a complemento del contratto con i fabbricieri del Duomo (3 novembre 1522). Il documento è interessante da più punti di vista: si indicano le superfici che il pittore dovrà affrescare e gli aspetti tecnici necessari allo svolgimento del lavoro, in particolare la stanza in cui Correggio preparerà disegni e cartoni. Ma il punto più rilevante è quello in cui il pittore richiede una somma di denaro proporzionata all’importanza della cattedrale e all’impegno che gli veniva richiesto. Ci fu anche il momento della vera e propria contrattazione: la somma di 1200 ducati richiesta dall’artista venne corretta al ribasso di 200 ducati.
I. Affò, Vita del graziosissimo pittore Francesco Mazzola detto il Parmigianino, Parma 1784, pp. 30-31; Pungileoni 1818, II, pp. 183-184; De Vito Battaglia 1934, p. 128 [link al pdf in Materiali]; Gould 1976, pp. 183-184; Monducci 2004, p. 181 e sgg.
Visto diligent(emente)e il lavoro ch(e) per hora sol co(n) v(ost)re s(ignorie) mi par piacendo a quelle di patuire ch(e) è pigliando quanto tiene il coro, la cupulla [cupola] co(n) suoi archi, e pilli [pilastri] senza le capelle laterali, et diritto andando al Sacramento, fassa [fascia], crosera [crociera] e nicchia co(n) le sponde et ciò ch(e) di muro [Gould: “nuovo”] si vede in la capella insino al pavimento, et trovatolo circa a 150 pertiche quadre [circa 487 mq] da ornar di pitura, co(n) quelle istorie mi sera(n) date ch(e) imitano e il vivo o il bro(n)zo o il marmo, seco(n)do rich(ie)de a i suoi lochi e il dover de la fabrica et le ragioni e vagheza de essa pitura, per ciò a mie spese de 100 ducati de oro in foglio et de colori et de l’ultima [Affò: “calcine”] smaltada ch(e) serà quella dove io pingerò sopra, no(n) si potrà co(n) l’honore et del loco e nostro fare per manco de ducati 1000 1200 [sic] de oro et co(n) il comodo de queste cose:
- prima de i ponti
- de le inserbature [intonacature?]
3 de le calcine da smaltare oltra alo inserbare [intonacare?]
4 de u(n) camarone o capella chiusa per far li disegni.
Milesimo quingentesimo vigesimo secundo, indictione decima die tertia mensis Novembris [3 novembre 1522].
Reverendi d(omini) Pascalius de Baliardis et Galeaz de Garimbertis o Ambo Canonici Ecclesiae Parmensis, d(ominus) … magnificus eques auratus d(ominus) Scipio Dalla Rosa Parmensis, omnes Fabricantes Ecclesiae praedictae Parmensis (…) se se convenerunt et conventionem fecerunt et faciunt cum magistro Antonio de Corrigia pictore praesente (…) [I reverendi signori Pasquale Baliardi e Galeazzo Garimberti, canonici della chiesa (cattedrale) di Parma, e il magnifico cavaliere signor Scipione della Rosa, tutti fabbricieri della chiesa predetta… si riunirono e fecero un contratto con il maestro Antonio da Correggio, in sua presenza…].
Ultimo pagamento ad Antonio Allegri (17 novembre 1530)
Gould 1976, p. 185.
1530, Dato in pagamento ossia mandato di scudi 175 d’oro spedito dalli Signori Fabbricieri di questa Cattedrale al celeberrimo pittore Antonio de Corrigia per resto del secondo termine del prezzo convenuto per la pittura della cuppola di questa cattedrale.
Restituzione di denaro da parte degli eredi di Antonio Allegri (1551)
Gould 1976, p. 186; Monducci 2004, p. 189.
Heredes quondam magistri Antonii pictoris de Corigia debent dare libras centum quadraginta imper(iales) quas ipse vivens habuit de pluri, cum obierit opere imperfecto cubae ecclesiae maioris Parmensis ut constat in instrumento rogato per d(ominum) Stephanum Dodum die 14 novembris 1522 [Gli eredi dello scomparso maestro Antonio da Correggio, pittore, devono restituire 140 lire imperiali che egli aveva ricevuto in più, dato che è morto senza aver completato il lavoro della cupola del duomo di Parma, come risulta dal contratto rogato dal notaio signor Stefano Dodi il 14 novembre 1522].
Maddalena penitente nel deserto
Lettera di Veronica Gambara, signora di Correggio, a Isabella d’Este, marchesa di Mantova (3 settembre 1528). Sapendo dei grandi interessi artistici di Isabella d’Este, Veronica Gambara descrive minutamente un dipinto di Correggio. E’ proprio l’accuratezza della descrizione che impedisce di far coincidere questo dipinto con la Maddalena della National Gallery di Londra o con quella, perduta, già a Dresda.
L. Pungileoni, Elogio storico di Giovanni Santi pittore e poeta, padre del gran Raffaello, Urbino 1822, pp. 110-111; Gould 1976, p. 186; Monducci 2004, p. 154.
All’Ill(ustrissi)ma et Eccell(entissi)ma S(igno)ra et Patrona mia osser(vandissi)ma, la Signora Marchesa di Mantova
Ill(ustrissi)ma et Eccell(entissi)ma sig.ra mia osser(vandissi)ma,
Il s(ign)or don Lope mi scriue per expresso dalla Mirandula ch(e) m(e)s(ser) Thomaso Fornaro è arrivato li hieri alle hore 23. Et io per esseguire li p(rescrit)ti suoi comandamenti le scrivo subito questa mia per advisarnela. Nel tempo stes(s)o crederìa di manchar(e) molto del debito mio inverso di V(ostra) Ecc(ellen)tia se no mi advisasi di darle qualch(e) notitia intorno al capo d’opra di pictura ch(e) il nostro m(ae)s(tro) Antonio Allegri ha hor hora terminato, sapend’io max(ime) ch(e) V(ostra) Ecc(ellen)tia, come intend(entissi)ma di simili cose, molto si dilettar(à); rap(presen)ta il med(esim)o la Mad(d)alena nel deserto ricovrata in un orrido speco a far(e) penitentia: sta essa genuflexa dal lato dextro con le mani gionte alzate al Cielo in atto di domandar perdono de peccati; il suo bell’atteggiamento, il nobil et vivo dolore ch(e) exprime il suo bell(issi)mo viso la fan(n)o mirabil sì, ch(e) fa stupore a chi la mira. In quest’opra ha expresso tutto il sublime dell’arte della quale è gran maestro. Le baso le mani, et quanto più posso me rac(comand)o.
Da Correggio, li 3 sep(tem)bre MDXXVIII
D(ella) V(ostra) Ecc(ellen)tia servitrice,
Veronica G(ambara) de C(orreggio).
Amori di Giove
Scambio di lettere tra Federico Gonzaga, a Marmirolo (MN), e il governatore di Parma Alessandro Caccia (12 settembre-24 ottobre 1534). A pochi mesi dalla morte di Antonio Allegri, uno dei suoi ultimi committenti, il signore di Mantova, cerca di recuperare i cartoni preparatori della serie degli Amori di Giove. Caccia non li ha trovati e suppone che siano tornati in mano degli eredi del pittore a Correggio. Segue un’altra lettera di Federico Gonzaga, perduta, ma che riusciamo a ricostruire dalla riposta di Caccia: ha avuto notizia che Scipione Montino della Rosa – v. sopra il contratto per gli affreschi del duomo di Parma – possedeva i cartoni. L’ulteriore indagine condotta da Caccia non porta però alcun risultato.
W. Braghirolli, Giornale di Erudizione Artistica, Perugia, 1872, p. 327-332; Gould 1976, p. 187; Monducci 2004, pp. 225-226.
Al S(igno)r Gouernator(e) di Parma
S(igno)r Gouernator(e) per(ché) m(aest)r(o) Anto(nio) da Correza pictore me lavorava in molte cose et semper hauea cinqua(n)ta ducati d(e)l mio nelle mani qu(ali) no(n) vi sia il modo di poterli hauer(e), prego v(ostra) s(ignoria) almeno sia contenta oper(are) ch(e) habbi li mei cartoni nelli quali sono dessignati li amori di Joue et q(ue)lli pezzi cominciati ch(e) sono mei et alcuno no(n) vi pò hauer(e) ragion(e) sopra, né pò far sequestrar(e) il mio. Et in q(ues)to v(ostra) s(ignoria) me farà singular piacer(e) oltra ch(e) farà cosa ragionevole. Offerendomi alli coma(n)di soi semper prompto.
Mar(miro)li, XII sept(ember) 1534.
Ill(ustrissi)mo et ex(cellentissi)mo s(igno)r mio osser(vandissi)mo
Hauta la l(ette)ra di v(ostra) ex(cellen)tia eer la qual mi ricerca che io li faccia rihavere certi cartoni su li quali erono disegnati li amori di Joue di maestro Anto(nio) da Coreggio pittore, ho ricercato diligenteme(n)te dove sieno delle sue robe et ho trovato che li figluoli o pur fussi suo patre l’hanno tutte portate a Coreggio excetto due casse quali ho fatto aprire et no(n) vi se trovato drento alcuno cartone. Però è necessario che v(ostra) ex(cellen)tia volendo rihaverli et recuperare ancora li danari di quali dice esser creditore mandi in detto luogo di Coreggio dove intendo essere restato alli eredi buona facultà. Se in altro posso fare s(er)vitio a v(ostra) ill(ustrissi)ma s(igno)ria, quella mi comandi (…).
Da Parma, alli XVII di Settem(bre) MDXXXIIII
Di v(ostra) ill(ustrissi)ma et ex(cellentissi)ma s(igno)ria
S(igno)re Ale(ssand)ro Caccia
Ill(ustrissi)mo s(igno)r mio osser(vandissi)mo
Ho visto quanto me scriue v(ostra) ill(ustrissi)ma s(ignoria) per la sua dellj XVII circa i cartonj del quon(dam) Antonio da Correggio pictore, et in risposta gli ho da dire che quando hebbi la prima l(ette)ra sua per la quale mi ricercava ch(e) io facessi diligentia di trovargli, io fui indirizato al cavalier della Roxa [Scipione Montino della Rosa] il quale mi dette qualche via di far diligentia di havergli da quelle personi che si poteva pensare ch(e) gli havessero et no(n) gli trovando ne scrissi a v(ostra) ex(cellen)tia. Hora dicendomj Lei haver inteso ch(e) sono in mano di detto caualiere, io di nuovo ne ho parlato co[n] luj et mi accerta no(n) gli hauere, né saper dove siano. Et in verità io el credo perché lo cognosco per homo tale che quando gli hauesse o sapesse dove fusseno lui istesso gli manderebbe a v(ostra) ex(cellen)tia, et così ne sia certa et tanto più che luj no(n) si dilecta di talj picture. Se in altro posso servir v(ostra) ex(cellen)tia quella mi comandj, che mi sarà sempre gratia fargli cosa grata, et humilmente me li rac(coman)do pregando Idio che la co(n)servi.
Da Parma, il giorno XXIIII d’VIIIbre MDXXXIIII
Di v(ostra) ill(ustrissi)ma et ex(cellentissi)ma s(igno)ria
S(igno)re Ale(ssand)ro Caccia.
Claudio Franzoni