Parma, San Giovanni Evangelista:

Affreschi della cupola e dei pennacchi, fregi della navata

Ca. 1520-1524, affresco.

L’attività di Antonio Allegri in San Giovanni Evangelista si articola in diversi momenti (tra 1520 e 1524) e in diversi spazi dell’edificio (comprese le tele della Cappella Del Bono. Dopo la lunetta raffigurante san Giovanni, inizia una complessa campagna di lavori la cui sequenza cronologica non è del tutto chiara, vista anche la difficoltà di combinare assieme i dati ricavabili dai libri contabili, dai disegni preparatori, dallo stile degli affreschi.

Molto probabilmente il pittore iniziò dalla cupola e dagli spazi adiacenti, per poi dedicarsi all’abside con l’Incoronazione della Vergine, e, a partire dal novembre del 1522, ai fregi della navata.

La decorazione della cupola si articola nelle quattro arcate dei pilastri, nei pennacchi che costituiscono il raccordo tra cupola e pilastri, e nella volta della cupola stessa. Nei sottarchi delle quattro arcate che congiungono i pilastri sono raffigurati personaggi dell’Antico Testamento: Daniele (o Enoch), Elia, Jesse, Mosè, Giona, Sansone, Abramo, Caino e Abele.

Nei pennacchi, ciascun evangelista è affiancato da un Padre della Chiesa: Giovanni e Agostino, Matteo e Girolamo, Marco e Gregorio, Luca e Ambrogio.

La volta della cupola raffigura la Seconda Venuta di Cristo annunciata nell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo libro del Nuovo Testamento che la tradizione attribuisce appunto a Giovanni evangelista. Al centro, circondata dalla luce, si staglia la figura di Gesù, mentre tutto attorno undici apostoli assistono alla scena, seduti su nuvole.

Appena al di sotto della cerchia di nubi e dell’assemblea degli apostoli, san Giovanni viene raffigurato nella sua vecchiaia, piegato a terra, davanti a un libro sorretto dall’aquila, sin dall’età paleocristiana simbolo dell’evangelista. Giovanni guarda verso l’alto aprendo entrambe le mani in segno di stupore per il manifestarsi di Gesù. Il pittore e i suoi committenti alludevano in questo modo alle parole del prologo dell’Apocalisse di Giovanni (1,7): “Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà (…)”.

Per il resto della decorazione interna della chiesa, il pittore dovette fornire idee e soluzioni decorative, affidandone però quasi sempre l’esecuzione agli artisti che lo assistevano, come per il motivo a grottesche della volta a crociera che corona la campata del coro. 

I fregi della navata presentano una lunga sequenza di sacrifici ebraici e di sacrifici pagani, contraddistinti da iscrizioni in latino e in greco, e figure di profeti e sibille.