Parma, duomo, cupola, tamburo e pennacchi:

Assunzione della Vergine Maria

Ca. 1522-1530, affresco.

Gli affreschi che Antonio Allegri eseguì nel duomo di Parma sono documentati a partire dal 1522, quando il pittore controfirma un contratto con i fabbricieri del Duomo. Giorgio Vasari descrive così il complesso degli affreschi: “il bellissimo scorto [scorcio] d’una Madonna che saglie [sale] in cielo circondata da una multitudine d’angeli, gl’apostoli che stanno a vederla salire, e quattro santi protettori di quella città che sono nelle nicchie: san Giovanni Battista che ha un agnello in mano, san Ioseffo [Giuseppe] sposo della Nostra Donna, san Bernardo degl’Uberti fiorentino, cardinale e vescovo di quella città, et un altro vescovo”.

Il tema dell’Assunzione della Vergine non si ispira direttamente a un passo delle Sacre Scritture: la tradizione cristiana, già dai primi secoli, vuole che, dopo la morte, il corpo della Vergine non sia rimasto nel sepolcro, ma sia stato portato in cielo. A partire dall’età medioevale le soluzioni iconografiche adottate per descrivere visivamente questo transito dalla terra al cielo furono diverse, a volte anche con varianti significative; in molte occasioni gli apostoli attorniano il letto di morte della Vergine (o il suo sepolcro) e assistono alla sua salita al cielo.

Correggio si riallaccia a questa tradizione, l’adatta agli spazi della cupola e nel frattempo la salda alla storia cristiana della città: nei pennacchi sono infatti dipinti i santi protettori di Parma (sant’Ilario, san Giuseppe, san Giovanni Battista, san Bernardo Uberti, vescovo di Parma [1106-1133]). Più in alto, attorno al tamburo della cupola, sono dipinti gli apostoli, che assistono con stupore al miracolo della Vergine portata in cielo dagli angeli. Sulla sommità della cupola, infine, viene descritto il festoso arrivo di Maria tra i beati, mentre le varie schiere degli angeli manifestano la loro gioia cantando e suonando.