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Parma, Galleria Nazionale:
Riposo durante la fuga in Egitto e san Francesco
Ca. 1520, olio su tela, cm 146,2 x 136,4.
La prima testimonianza sull’opera compare in un manoscritto anonimo degli inizi del Seicento che colloca il dipinto nella chiesa di San Francesco a Correggio. Nonostante il dipinto sia stato più volte collegato al testamento di Francesco Munari, un personaggio di spicco della cittadina, non vi sono evidenze sicure che il personaggio sia stato il committente. Nel 1638 venne sottratto dal duca di Modena Francesco I che lo inserì nella propria collezione; pochi anni dopo, nel 1649, avvenne uno scambio con il granduca di Toscana che acquisì il dipinto e cedette a Francesco I d’Este il Sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto.
L’iconografia – rara nelle pale d’altare – collega il viaggio in Egitto al miracolo della palma, un episodio narrato nel vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo e poi ripreso da diversi testi dal Medioevo in poi, in particolare dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze: alle preghiere della Vergine l’albero si piega verso la Sacra Famiglia così che Giuseppe può cogliere i datteri e porgerli al Bambino. La medesima iconografia, ulteriormente arricchita, verrà adottata dal pittore anche nella cosiddetta Madonna della Scodella.